venerdì 30 agosto 2013

ר השירים

             Canticum Canticorum CAPVT IV


1quam pulchra es amica mea quam pulchra es 

oculi tui columbarum absque eo quod intrinsecus latet 
capilli tui sicut grex caprarum quae descenderunt de monte Galaad


2dentes tui sicut greges tonsarum quae ascenderunt de lauacro

omnes gemellis fetibus et sterilis non est inter eas


3sicut uitta coccinea labia tua et eloquium tuum dulce
sicut fragmen mali punici ita genae tuae absque eo quod intrinsecus latet


4sicut turris Dauid collum tuum quae aedificata est cum propugnaculis

mille clypei pendent ex ea omnis armatura fortium


5duo ubera tua sicut duo hinuli capreae gemelli qui pascuntur in liliis


6donec adspiret dies et inclinent umbrae 
uadam ad montem murrae et ad collem turis


7tota pulchra es amica mea et macula non est in te


8veni de Libano sponsa ueni de Libano ueni coronaberis
de capite Amana de uertice Sanir et Hermon
de cubilibus leonum de montibus pardorum


9vulnerasti cor meum soror mea sponsa uulnerasti cor meum 
in uno oculorum tuorum et in uno crine colli tui


10quam pulchrae sunt mammae tuae soror mea sponsa
pulchriora ubera tua uino et odor unguentorum tuorum super omnia aromata


11fauus distillans labia tua sponsa mel et lac sub lingua tua
et odor vestimentorum tuorum sicut odor Libani


12hortus conclusus soror mea sponsa hortus conclusus fons signatus


13emissiones tuae paradisus malorum punicorum cum pomorum fructibus
cypri cum nardo

14nardus et crocus fistula et cinnamomum cum universis lignis Libani
murra et aloe cum omnibus primis unguentis


15fons hortorum puteus aquarum uiuentium quae fluunt impetu de Libano


16surge aquilo et veni auster perfla hortum meum et fluant aromata illius




         Cantico dei Cantici CAPITOLO IV

[Sposo]
1Quanto sei bella, amica mia, o quanto
Sei bella: hai occhi di colomba e quello
Che sta all’interno rimane nascosto.
La chioma tua è come un gregge di capre,
Che dal monte Galaàd scesero a valle.

2Sono i tuoi denti greggi di tosate
Pecore che salirono dal bagno:
Portano tutte quante dei gemelli,
Perché i piccoli suoi nessuna ha perso.

3Come benda purpurea hai tu le labbra
E il tuo parlare è pieno di dolcezza;
Come la buccia della melagrana,
Sono così le guance tue e quello
Che sta all’interno rimane nascosto.

4Il collo hai come la torre di Davide,
Che venne edificata con i merli:
Un migliaio di scudi da essa pende,
Ogni armatura di uomini forti.

5I tuoi due seni sono due cerbiatti,
Sono due gemellini di capriolo,
Che si pascono in mezzo ai bianchi gigli.
6Fino a che non svapòra il giorno e inclinano
Le ombre, andrò io sul monte della mirra 
E andrò io sopra il colle dell’incenso.

7Tutta bella tu sei, amica mia,
E non c’è macchia in te!

8Vieni dal Libano,
Sposa, vieni dal Libano, tu vieni,
E sarai coronata dalle cime
dell’Amana, dal vertice del Sénir
E dell’Ermòn, dagli antri dei leoni,
Dalle montagne ancora dei leopardi.

9Feristi il cuore a me, sorella mia
sposa, tu mi feristi il cuore mio,
Con uno solamente dei tuoi occhi,
Con un capello solo del tuo collo.

10Le tue mammelle quanto sono belle,
O sorella mia Sposa; i seni tuoi
Sono più belli del vino, e il tuo odore
Supera la fragranza di ogni aroma.

11Le labbra tue sono un favo stillante,
Sposa; nella tua lingua è miele e latte,
Del Libano ha l’odore la tua veste.

12Giardino chiuso sei, sorella mia
 Sposa, giardino, fonte sigillato.

13I tuoi germogli sono un paradiso
Di melograni, insieme a frutti d’albero,
Di cipro insieme a nardo.

14Nardo e croco,
Cannella e cinnamomo insieme a tutte
Le rimanenti piante dell’incenso, 
Mirra, aloe coi liquidi profumi.

15Sei fonte dei giardini, pozzo d’acqua
Viva, che fluisce impetuosa dal Libano.

[Sposa]
16Sorgi, aquilone, e vieni, vento austro;
Sul mio giardino soffiate e si spandano 
Gli aromi che provengono da esso.

* * *

ki

La prossima settimana dovrei finalmente entrare in reparto. Entreranno dentro con gli arnesi di "Dead rings" e accarezzeranno il cuore, soffieranno nella cassa toracica, incideranno il muscolo, sutureranno l'anima. Il sangue, per la prima volta, uscirà dal corpo, vorticherà in una macchina e rientrerà nel corpo.
Courtesy of Emukk Francesco
Avrò un corpo nuovo o seminuovo. Il muscolo che mi tiene in vita da 42 anni si fermerà per la prima volta. La prossima sarà per sempre. Sono curioso di sentire come saranno le sensazioni: me ne accorgerò? Potrò correre in maniera diversa? E come sarà il sesso? Il cazzo sarà più duro? Il cervello avrà più ossigeno? Sarò più intelligente? Quando amerò avrò delle fitte intercostali?
Mi ricordo "Todo sobre mi madre" e Manuela che insegue il cuore del figlio Esteban morto a diciasette anni da Madrid a Barcelona. Cosa racchiude veramente quel muscolo instancabile? Pompa solo siero e globuli rossi? L'anima vi è veramente racchiusa? Eppure per gli orientali il ki è nello stomaco, per questo i giapponesi si incidono lì per suicidarsi facendo harakiri. O ci sono pezzetti di anima un po' ovunque, anche nel cervello per esempio? E negli occhi?
E gli artisti hanno anima nelle mani? E i danzatori nei piedi e chi canta nell'ugola? Ki può saperlo?

giovedì 29 agosto 2013

21 grams

Leggo le lettere che l'amante di YSLaurent gli ha scritto dopo la morte. Una specie di diario postumo, uno zibaldone nostalgico e estremamente sincero, d'altra parte è più facile parlare a un morto, come amarli: i morti non commettono errori. 

"[...]Christopher mi ha detto che non riconosce mai le persone quando sono morte. Bill aveva il viso enorme, steso sul cuscino del feretro. Non restava nulla della sua leggerezza. Lo stesso è successo con te. Pierre ha fatto una foto. Bella del resto, ma non sei tu. Propabilmente quelli che preparano i corpi non li hanno conosciuti da vivi. Basta poco per cambiare un viso. Guardo spesso quella foto. E' vero che, con gli occhi chiusi, molto del tuo fascino è venuto meno. Certo, eri molto ingrassato, eppure emanavi una grazia sorprendente. E poi, ma in questo non sei il solo, senza gli occhiali sei un altro. Si mettono gli occhiali a un morto?"(dalla lettera datata 13 gennaio 2009, P.Bergé, Lettere a Yves Saint Laurent, Archinto 2012).

Pochi giorni fa ero al Cimitero Maggiore al funerale del padre di una cara vecchia amica e ho scritto un racconto dal titolo "Adriano e il phaser", eccone un estratto:

"K. strizza gli occhi perchè il sole si riflette sugli scalini bianchi producendo un riverbero fastidioso. Ci sono due tavolini di velluto nero, ai lati del portale della cappella su cui campeggia il viso del defunto. E’ una foto che gli ha scattato la figlia, giusto due anni prima, nella laguna, in una gita in bici. Adriano sorride, ha gli occhiali da sole e la pelle abbronzata. La stessa foto è nei santini che la madre ha fatto plastificare, eppure il ricordo che K. ha di lui è diverso. Guarda quella foto e cerca di ricordare l’ultima volta che l’ha incontrato, ma l’idea che si materializza nel cervello non corrisponde. La nostra memoria agisce sul mondo cambiandolo a nostro piacimento, spesso confondiamo situazioni, città, usiamo l’acqua per sfumare l’acquerello dei ricordi, continuamente."

Non bisognerebbe mai identificare un morto perché quello rimane l'ultimo ricordo che ci portiamo appresso negli anni. Vedo ancora mia nonna materna e la mano rattrappita dall'artrosi e lo sguardo vacuo, di una vecchia stanca che non riconosce l'amato nipote. E l'altra nonna ormai in coma nella Casa del Giubileo di Abano con la lingua ormai nera. E mio nonno Enrico con un busto che spuntava da sotto la camicia inamidata a sorreggergli il mento. E' come se uscendo, lo spirito scollasse i tessuti, le membra, i muscoli le cartilagini e quel puzzle miracoloso non risultasse più se non un coacervo di cellule buttate lì alla rinfusa. Non c'è qualcuno che parla di peso dell'anima? 21 grammi se non erro.

"Stefania guarda quella cassa levigata e pesante, ma non così pesante come sarebbe se dentro suo padre stesse dormendo, che morendo, inspiegabilmente il peso dell’anima svanisce e tutto ci sembra più leggero. Guarda quella bara e cerca senza riuscirci di ricordare il padre illuminato dalla luce della laguna e dai riflessi dell’acqua salmastra, ma il ricordo si confonde con l’immagine dell’obitorio, di un viso che era di suo padre senza più esserlo e così durante tutta la cerimonia combatte lungamente tra le due foto cercando di stemperare la seconda con l’acqua senza riuscirci, un acquerello che non le viene fuori, macchie di colore indistinte e la sensazione di impotenza di fronte a qualcosa che non c’è più."(Enrico Maria Bertelli, ibidem)


mercoledì 28 agosto 2013

Corpse e corpo

Fuori piove. Ho alzato le palme al cielo di notte, lattigginoso e scuro e ho sentito le gocce crepitare sulla pelle. 
Se una lesione alla spina dorsale ci bloccasse in un letto, quale sarebbe il vostro primo pensiero? Camminerò ancora o scoperò ancora? Potrei vivere senza camminare, ma non senza il sesso, cioè l'amore. Certo se dovessi scegliere intendo. Costretto in una sedia a rotelle, prigioniero della non deambulazione, ma ancora di avere un'erezione cioè poter godere. "L'amore non passa attraverso il corpo, ma attraverso la mente." Ne siete davvero sicuri? Amereste qualcuno senza poterci fare sesso? La libertà allora è connessa col corpo? Eppure ho amato perdutamente senza essere ricambiato fisicamente, forse la mia mente sarebbe finalmente libera. NO SEXUALITY. Ci sono persone nel mondo che rifiutano la sessualità, per scelta religiosa o semplicemente per scelta. Alcuni parlano di non avere stimoli sessuali.
http://solferino28.corriere.it/2013/08/01/cuore-precario-mi-chiamo-nicla-e-sono-asessuale/
ASEXUALITY
Corpse non è la traduzione di "corpo", ma di "cadavere". Non avere un corpo sessuale sarebbe per me avere un corpo-cadavere. Eppure in "Quasi amici-Intouchables" il film francese di Nakache, Philippe,  il protagonista paraplegico si accontenta di farsi sfiorare le orecchie e si innamora ricambiato.
C'è una mosca che mi ronza intorno. Continua a fare lo stesso giro intorno alla stanza senza trovare la via d'uscita. Quanto grande è il nostro mondo? Avete vie d'uscita? Ne siete sicuri?
Flies on the windscreen.

martedì 27 agosto 2013

Forse libertà è avere il coraggio di accettarsi fino in fondo, con le proprie debolezze, le proprie paure e arrivare fino in fondo ai nostri desideri e alle nostre fantasie affrontando i nostri fantasmi. Vivere la propria vita seguendo la passione.
La libertà è essere se stessi.

mar adentro

Ieri ero a casa e dalla casa vicina arrivava musica assordante Bieber e Rhyanna e grilzz compresi e acqua straripante in una piscina in plastica azzurra. Avrei voluto prendere un gattobus
e perdermi nella foresta e partire con le tre caravelle fino a incontrare Raflesia e combattere con le mazonesi e invece ero immobile tra i campi di soia a aspettare il tramonto e poi le 22.oo di sera per richiudermi dentro le quattro mura della casa paterna e attendere probabili gendarmi a controllare la mia presenza, l'infausta infestante immagine di me dentro la villa della mia infanzia. Che differenza intercorreva tra me e loro, le bambine viziate del vicino? Piscina a parte s'intende. All'apparenza nessuna, perché infatti guardando un feroce amplesso dal buco di psycho chi può dire se i fortunati amanti s'amino teneramente o non molto teneramente o se insomma tra i due corpi intercorra qualcosa di più di una semplice momentanea dimenticabile corrente elettrica? Due innamorati scopano veramente in maniera differente rispetto a due amanti in un drive in? Ovviamente no. Le emozioni si trincerano dentro i nostri corpi o le nostre menti che dir si voglia e non c'è carezza così profonda che riesca toccare l'anima, come d'altra parte non c'è stupro che vìoli il nostro spirito e lasci tracce permanenti e visibili sui nostri corpi. La libertà è solo mentale, mentre noi viviamo nei nostri recinti via via più ampi o comodi, ma qualche volta addirittura il nostro corpo diventa la nostra prigione e solo nel mare dentro la nostra mente siamo liberi.
Io e le bambine eravamo molto diversi, perché loro rimanevano nel loro giardino decidendo di non uscire, mentre io dal mio non potevo andarmene.
Tutto qui.
E allora ancora resta senza risposta la mia domanda: cos'è davvero la libertà?

lunedì 26 agosto 2013

Liberty


Recentemente Madonna era a Roma nella palestra di prossima apertura Dura come una Caramella. Solo cinque fan potevano entrare insieme a lei con altrettanti scelti tra gli scalmanati stazionanti all'entrata.
Ma non è di questo che volevo parlare, né del Progetto Segreto di cui si vocifera da mesi, ma della domanda posta dalla Turandot al Botulino che poteva servire a chiave d'entrata e cioè: COS'E' PER VOI LA LIBERTA'?

membri emeriti