venerdì 27 dicembre 2013

campanello

Suonano. E io scatto sull'attenti come un soldato in ritardo per la visita d'ispezione del sergente.
Suonano e il ricordo di centinaia di campanelli nelle notti e nei giorni della prigionia azzera lo scorrere del tempo come la linea piatta dell'electrocardio quando sei morto e quel rumore fisso e monotono e l'onda Q, S e R dritte come un orizzonte.
Scendo dal letto e mi metto dei pantaloni a rovescio e corro fuori, i piedi sul selciato freddo della notte incontro ai miei aguzzini, di là dal cancello che non apro. Firmo, illuminato dal faro della volante. Poi mi volto compito, rientro e quando son dentro mi sento al sicuro.
Non è facile spiegare quella sensazione di intimità violata, di piccolo sopruso, lungo due anni ormai, di libertà vigile e vigilata.
Non riesco a ridere quando scherzi. Ti lascerò a casa e me ne andrò a zonzo nella notte e io non potrò seguirti neanche volendo e tu correrai incontro alle albe e sparerai contro le stelle. E io non sarò lì con te.

membri emeriti