giovedì 24 aprile 2014

Illness as metaphor

E' come se mi avessero marchiato a fuoco la schiena, un giglio che sfrigola come burro sulla mia carne. Fin da bambino ho sentito il marchio, come un maverick che appartiene a una mandria sconosciuta, il frocio alla ricerca del branco, che fugge nella steppa e che preferisce la solitudine allo scherno e a una solitudine di folla. E poi quel + noto solo a me e ormai scomparso, ma che resta come marchio, sulla fronte, come uno schiavo che non riesce ad affrancarsi. Poi la T di tossico che si immagina la siringa come una spada da investitura per entrare nella setta dei cavalieri, ma in verità ci si inginocchia a Lei e non a loro. E poi la S di spacciatore, per sempre scritta con lettera di fuoco sulla pergamena del Tribunale, incancellabile, imperdonabile, inespiabile. E quella cicatrice nel petto forse la cicatrice meno dolorosa e meno profonda, ma evidente che mi distanzia dagli altri come una metafora malata.

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