lunedì 28 ottobre 2013

Blu è il colore più caldo

"Un poeta scrive poemi di mille versi senza riuscire a spiegare nulla".
Questo potrebbe essere in fine l'ansia struggente che sembra animare la/le camera del regista arabo-francese Abdellatif Kéchiche. La camera vorrebbe carpire il segreto ultimo della passione, della pésanteur che fa cadere la goccia d'acqua al suolo, una insostenibile pesantezza dell'essere. La camera si avvicina alla pelle, alle labbra, alla pelle, quasi per squarciarla come Fontana e arrivare al di là, ma senza riuscirci, finendo per sfocare la visione. L'amplesso delle due splendide odalische è lungo, quanto lungo è l'orgasmo femminile e misterioso. Il loro sguardo, quello del primo amore e poi quel bacio atteso lungamente nel parco e non dato rendono solo più fitto il mistero della passione. Quando inizia e perché finisce?

Il blu compare spesso nel film, come un vestito, una chioma stinta, una porta chiusa, un quadro, un orecchino. In "Eyes wide shut" era il colore del sogno e dell'irrealtà, ma sempre del desiderio. Qui è della passione e del desiderio risolto, come se ogni qualvolta Emma entrasse nel cervello e nella carne di Adèle ci fosse un segnale a ricordarcelo. 
Il blu è il colore più caldo. Anche se tutti sappiamo che è un colore freddo spesso associato al dolore. E' una frase illogica, quanto illogico è in fondo l'amore.
Negli occhi spaesati di Adèle che non sa come chiamare quell'attrazione verso quella ragazza misteriosa, che non sa chiamarla amore perché non l'ha mai conosciuto e l'atterrisce, la fa soccombere, in quegli occhi chiusi, ma sempre spalancati, sta tutto il mistero del film.
E dell'amore.

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